In un contesto caratterizzato da un’elevata volatilità e imprevedibilità, come quello del mercato delle criptovalute, le stablecoin sono nate con la funzione di bene rifugio per gli investitori. Tuttavia, grazie a una tecnologia particolarmente innovativa ed efficiente, il loro impiego si sta progressivamente estendendo, assumendo un ruolo sempre più centrale e trasversale all’interno dell’ecosistema economico-finanziario globale.
In virtù del loro crescente utilizzo da parte di utenti sia istituzionali che retail, la capitalizzazione di mercato delle stablecoin continua a crescere in modo costante da ormai alcuni anni. Dai 114 miliardi di dollari registrati nell’ottobre 2023 si è passati agli attuali 230 miliardi, segnando un aumento straordinario di oltre il 100% in meno di due anni.
In questo articolo andremo a scoprire più da vicino il mondo delle stablecoin e i possibili sviluppi futuri di questo innovativo asset finanziario.
Nonostante i regolamenti europei — in particolare il MiCA (Markets in Crypto-Assets) — abbiano significativamente limitato l’uso e lo sviluppo delle stablecoin all’interno dell’Unione Europea, impedendo ad esempio ad aziende come Tether, emittente della stablecoin USDT, di operare nel mercato europeo, gli Stati Uniti, sotto la nuova amministrazione Trump, sembrano adottare un approccio decisamente più favorevole alla crescita e all’adozione di questa tecnologia emergente.
Questa apertura non solo consente ai cittadini americani di beneficiare di numerosi vantaggi legati all’utilizzo di una valuta digitale e decentralizzata, ma rappresenta anche un’opportunità strategica per rafforzare l’influenza globale degli Stati Uniti. Attraverso la diffusione di stablecoin ancorate al dollaro, infatti, gli USA potrebbero consolidare ulteriormente il proprio ruolo economico internazionale, avviando una nuova fase che potremmo definire come l’emergere di uno "stablecoin standard".
Uno degli obiettivi centrali dichiarati della nuova amministrazione Trump è preservare il predominio globale del dollaro, ostacolando l’ascesa di valute concorrenti. In quest’ottica, le stablecoin ancorate al dollaro si configurano come un potente alleato strategico, capace di rafforzare l’influenza economica degli Stati Uniti nel contesto internazionale.
A sottolinearne il potenziale è Bryan Pellegrino, CEO di LayerZero Labs, che afferma:
“Le stablecoin legate al dollaro sono [...] un cavallo di Troia contro tutte le altre valute del mondo.”
Analizzando infatti la composizione delle riserve che garantiscono le principali stablecoin sul mercato, emerge un dato significativo: una quota consistente di queste riserve è costituita da titoli del Tesoro americano. In altre parole, ogni utente con una connessione Internet e un wallet digitale ha la possibilità di accedere in tempo reale a una versione digitale del dollaro, supportata da strumenti finanziari emessi dal governo degli Stati Uniti.
Un meccanismo che, oltre a favorire l’adozione globale delle stablecoin, contribuisce a esportare in formato digitale l’influenza economica americana.
Questo meccanismo, semplice ma allo stesso tempo estremamente potente, rappresenta una leva geopolitica senza precedenti, e potrebbe essere la chiave per un’esplosione di adozione delle stablecoin come nuovo prodotto finanziario globale.
Le stablecoin rappresentano, a tutti gli effetti, uno dei pochissimi use case realmente utili e già attivi nell’ambito del miglioramento del sistema finanziario globale. Proprio per questo motivo stanno diventando – e diventeranno sempre più – un tema centrale nelle conversazioni politico-economiche a livello internazionale.
Sebbene, come abbiamo visto, le principali stablecoin siano oggi garantite prevalentemente da titoli del Tesoro statunitensi (T-bills), è estremamente interessante – e per certi versi affascinante – osservare come alcune stablecoin, come quelle emesse da Tether o Sky, includano tra gli asset a garanzia anche Bitcoin e altre criptovalute.
Questa scelta apre uno scenario tutt’altro che utopico: un futuro in cui, se le stablecoin continueranno a guadagnare trazione e ad ampliare l’adozione, potremmo assistere alla nascita di un sistema economico-finanziario supportato da asset digitali come BTC. Un ritorno, in chiave moderna, a una logica simile a quella pre-Bretton Woods, quando l’oro rappresentava il pilastro a garanzia delle valute.
Letture consigliate di approfondimento:
In un contesto caratterizzato da un’elevata volatilità e imprevedibilità, come quello del mercato delle criptovalute, le stablecoin sono nate con la funzione di bene rifugio per gli investitori. Tuttavia, grazie a una tecnologia particolarmente innovativa ed efficiente, il loro impiego si sta progressivamente estendendo, assumendo un ruolo sempre più centrale e trasversale all’interno dell’ecosistema economico-finanziario globale.
In virtù del loro crescente utilizzo da parte di utenti sia istituzionali che retail, la capitalizzazione di mercato delle stablecoin continua a crescere in modo costante da ormai alcuni anni. Dai 114 miliardi di dollari registrati nell’ottobre 2023 si è passati agli attuali 230 miliardi, segnando un aumento straordinario di oltre il 100% in meno di due anni.
In questo articolo andremo a scoprire più da vicino il mondo delle stablecoin e i possibili sviluppi futuri di questo innovativo asset finanziario.
Nonostante i regolamenti europei — in particolare il MiCA (Markets in Crypto-Assets) — abbiano significativamente limitato l’uso e lo sviluppo delle stablecoin all’interno dell’Unione Europea, impedendo ad esempio ad aziende come Tether, emittente della stablecoin USDT, di operare nel mercato europeo, gli Stati Uniti, sotto la nuova amministrazione Trump, sembrano adottare un approccio decisamente più favorevole alla crescita e all’adozione di questa tecnologia emergente.
Questa apertura non solo consente ai cittadini americani di beneficiare di numerosi vantaggi legati all’utilizzo di una valuta digitale e decentralizzata, ma rappresenta anche un’opportunità strategica per rafforzare l’influenza globale degli Stati Uniti. Attraverso la diffusione di stablecoin ancorate al dollaro, infatti, gli USA potrebbero consolidare ulteriormente il proprio ruolo economico internazionale, avviando una nuova fase che potremmo definire come l’emergere di uno "stablecoin standard".
Uno degli obiettivi centrali dichiarati della nuova amministrazione Trump è preservare il predominio globale del dollaro, ostacolando l’ascesa di valute concorrenti. In quest’ottica, le stablecoin ancorate al dollaro si configurano come un potente alleato strategico, capace di rafforzare l’influenza economica degli Stati Uniti nel contesto internazionale.
A sottolinearne il potenziale è Bryan Pellegrino, CEO di LayerZero Labs, che afferma:
“Le stablecoin legate al dollaro sono [...] un cavallo di Troia contro tutte le altre valute del mondo.”
Analizzando infatti la composizione delle riserve che garantiscono le principali stablecoin sul mercato, emerge un dato significativo: una quota consistente di queste riserve è costituita da titoli del Tesoro americano. In altre parole, ogni utente con una connessione Internet e un wallet digitale ha la possibilità di accedere in tempo reale a una versione digitale del dollaro, supportata da strumenti finanziari emessi dal governo degli Stati Uniti.
Un meccanismo che, oltre a favorire l’adozione globale delle stablecoin, contribuisce a esportare in formato digitale l’influenza economica americana.
Questo meccanismo, semplice ma allo stesso tempo estremamente potente, rappresenta una leva geopolitica senza precedenti, e potrebbe essere la chiave per un’esplosione di adozione delle stablecoin come nuovo prodotto finanziario globale.
Le stablecoin rappresentano, a tutti gli effetti, uno dei pochissimi use case realmente utili e già attivi nell’ambito del miglioramento del sistema finanziario globale. Proprio per questo motivo stanno diventando – e diventeranno sempre più – un tema centrale nelle conversazioni politico-economiche a livello internazionale.
Sebbene, come abbiamo visto, le principali stablecoin siano oggi garantite prevalentemente da titoli del Tesoro statunitensi (T-bills), è estremamente interessante – e per certi versi affascinante – osservare come alcune stablecoin, come quelle emesse da Tether o Sky, includano tra gli asset a garanzia anche Bitcoin e altre criptovalute.
Questa scelta apre uno scenario tutt’altro che utopico: un futuro in cui, se le stablecoin continueranno a guadagnare trazione e ad ampliare l’adozione, potremmo assistere alla nascita di un sistema economico-finanziario supportato da asset digitali come BTC. Un ritorno, in chiave moderna, a una logica simile a quella pre-Bretton Woods, quando l’oro rappresentava il pilastro a garanzia delle valute.
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